Alcuni anni fa ha preso il via una serie di eventi che, oltre alle conseguenze più ovvie e immediatamente percepibili sperimentate da persone e aziende, ha evidenziato la necessità di ripensare in modo approfondito i processi aziendali. Questa esigenza è particolarmente sentita nella gestione della produzione e della catena di approvvigionamento e, in senso più ampio, nella gestione della produttività aziendale.
La produttività è intesa non solo come protezione della filiera, ma anche come gestione del ciclo di vita del prodotto. Il Product Lifecycle Management (PLM), termine coniato negli anni ’90, ha riacquistato particolare rilevanza dopo il 2020.
Quello che è successo è stato sintetizzato perfettamente da McKinsey in un interessante articolo¹ sulle supply chain di nuova generazione. Prima del 2020 gli sforzi strategici per la gestione della supply chain si concentravano principalmente su tre obiettivi primari: servizio, qualità, costi e capitali.
Oggi a questi tre è necessario aggiungere tre ulteriori parametri:
- Resilienza perché il mercato sempre più variabile e volatile, anche nelle materie prime, porta perturbazioni non preventivabili fino a pochi anni fa.
- Agilità perché la domanda del mercato è anch’essa sempre più perturbabile e soggetta a cambiamenti anche improvvisi.
- Sostenibilità economica, sociale ed ecologica per incontrare le urgenze che da sempre più parti si rendono evidenti.
In questo scenario, il PLM emerge come strumento principe per supportare le aziende in questo processo di revisione della propria filiera produttiva.
Product Lifecycle Management come strumento di sostenibilità
Il Product Lifecycle Management, nell’accezione moderna, non è soltanto un approccio strategico per la gestione efficiente dei processi produttivi. Nell’era post-2020, i sistemi PLM offrono alle aziende strumenti flessibili e robusti per adattarsi a mercati in rapida evoluzione e a esigenze ambientali sempre più presenti e rilevanti.
Questa evoluzione del PLM si colloca al centro di un paradigma che non solo mira all’ottimizzazione delle risorse e alla riduzione degli sprechi lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, ma anche al rafforzamento di un’etica aziendale incentrata sulla responsabilità ecologica e sociale.
L’integrazione di principi di sostenibilità nel PLM permette alle imprese di andare oltre la semplice conformità normativa, proiettandole in una dimensione dove la sostenibilità diventa un driver di innovazione e un fattore di differenziazione competitiva. Attraverso l’analisi dettagliata del ciclo di vita dei prodotti, dal design alla distribuzione, le aziende sono in grado di identificare gli interventi più efficaci per ridurre l’impatto ambientale, migliorare l’efficienza energetica e promuovere l’uso di materiali rinnovabili o riciclati. Questo approccio non solo risponde alle crescenti richieste di mercati e consumatori sempre più attenti alle tematiche ambientali, ma pone le basi per un modello di business resiliente e orientato al futuro, capace di affrontare le sfide di un mondo in costante mutamento.
La sostenibilità nel PLM si manifesta anche sotto forma di resilienza, con la capacità di anticipare e gestire i cambiamenti, adattando rapidamente i processi produttivi in risposta a eventi esterni, per esempio variazioni nella disponibilità di materie prime o modifiche nelle normative ambientali.
La resilienza di una filiera intelligente
La resilienza di una supply chain oggi non è solo una caratteristica desiderabile, ma una necessità cruciale per assicurare continuità e stabilità operativa. La filiera intelligente, sostenuta dalle metodologie del Product Lifecycle Management (PLM), rappresenta una risposta strategica ai cambiamenti di mercato imprevedibili e alle sfide logistiche in crescente complessità. In questo contesto, il PLM si conferma come un approccio indispensabile per una catena di approvvigionamento che non solo reagisce agli stimoli esterni, ma è altresì proattiva nel prevenirli o mitigarli.
Tale resilienza si basa sull’integrazione di tecnologie avanzate quali l’analisi di big data, l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things (IoT), che garantiscono un monitoraggio e un’analisi costante e dettagliata di ogni aspetto della catena di approvvigionamento. Grazie a queste tecnologie, è possibile anticipare con maggiore accuratezza le variazioni di domanda, identificare con tempestività potenziali interruzioni delle forniture e implementare azioni correttive in modo rapido ed efficiente.
Product lifecycle management con SAP PLM e gli strumenti SAP
Il Product Lifecycle Management (PLM) implementato attraverso la suite SAP PLM si rivela essere un catalizzatore di innovazione e sostenibilità nel tessuto industriale contemporaneo. Questa suite, perfettamente integrata con il sistema SAP ERP, permette di creare una supply chain non solo resiliente e a prova di rischio, ma anche sostenibile, grazie alla gestione e alla condivisione efficiente delle informazioni tra tutti gli enti coinvolti, sia interni che esterni all’organizzazione, assicurando la sicurezza dei dati.
Il cuore pulsante di questa soluzione è il SAP Enterprise Product Development (SAP EPD), che permette alle aziende di innovare e introdurre nuovi prodotti in maniera più rapida, integrando in maniera sinergica informazioni, processi e persone. Questa integrazione si manifesta in una serie di funzionalità: dal Requirements management per garantire tracciabilità e trasparenza, alla Collaboration per ridurre il rischio di interruzioni nella supply chain, fino allo Systems engineering per promuovere una cultura ingegneristica basata su modelli verificabili. In aggiunta, SAP Responsible Design and Production si focalizza sulla progettazione di prodotti sostenibili per un’economia circolare, mentre SAP for Product Compliance assicura la conformità dei prodotti in tutte le loro fasi, dallo sviluppo alla vendita.
¹: Fonte Articolo McKinsey
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